Fondatore della Gazzetta dello Sport

 

Eliso Rivera nasce nel 1865 sul confine tra Oviglio e Abazia. Per tutta la vita rimane legato al paese di origine e, in particolare, alla borgata Roncaglie.

 

Avvocato di idee socialiste, si specializza nelle cause in difesa dei lavoratori. Il suo nome è legato indissolubilmente alla storia del ciclismo, che vide in Alessandria una delle città all'avanguardia in questa pratica. Tra i primi italiani ad usare il velocipede, partecipa anche ad alcune competizioni. Vince una gara a Fermo nel 1888 assieme al socio Luigi Serafini.

 

Il 3 aprile 1896 a Milano, città in netta ascesa e che si prepara a diventare la capitale commerciale ed industriale del Paese, Eliso Rivera ed Eugenio Camillo Costamagna, studente in lettere e appassionato di sport, decidono, imitando analoghe esperienze francesi come Le Vélo e il Paris-Vélo, di fondere i due giornali di cui sono ideatori, Il Ciclista e La Tripletta, e di dare alle stampe il primo numero de La Gazzetta dello Sport, che reca come sottotitolo le testate dei due fogli di origine. La neonata Gazzetta, stampata su carta verde (come La Tripletta), esce due volte la settimana, il lunedì e il venerdì, è di quattro pagine di grande formato e costa cinque centesimi. La scelta dei giorni di uscita non è casuale, ma è legata al fatto che gli avvenimenti sportivi si svolgono generalmente la domenica e il giovedì.

 

Nonostante le mille difficoltà finanziarie e tecniche cui deve far fronte il nuovo giornale, la risposta del pubblico è positiva e, sin dai primi numeri, la Gazzetta raggiunge una cifra di oltre 20.000 lettori a numero. L'idea dei due direttori (Rivera si firma come Eliseo delle Roncaglie - E.D.R.) è sicuramente rivoluzionaria: la Gazzetta, pur privilegiando il ciclismo, in assoluto lo sport più seguito di quegli anni, deve informare i lettori di tutti gli avvenimenti agonistici. Impresa ardua ed affascinante allo stesso tempo: per riuscire nel compito è necessario assoldare un notevole numero di redattori esperti nei più disparati settori, introducendo, così, la specializzazione nel giornalismo sportivo. Il 21 dicembre 1896, otto mesi e mezzo dopo la sua nascita, La Gazzetta dello Sport incomincia anche la pubblicazione di un romanzo d'appendice di argomento sportivo. Imitando il feuilleton francese il giornale di Costamagna e Rivera spera, attraverso il racconto sportivo, di conquistare il maggior numero di lettori possibile anche nei periodi in cui le manifestazioni sportive sono diradate. Alla fine dell'anno Rivera chiude Il Ciclista per concentrarsi totalmente sulla Gazzetta.

 

Nel 1898 Rivera segue da vicino la rivolta milanese per il prezzo del pane che porterà alla repressione del generale Bava Beccaris. Sospettato di anarchismo, deve lasciare la Gazzetta dello Sport.

 

Dopo queste importanti esperienze giornalistiche riprende la sua attività di avvocato e partecipa ad alcuni famosi processi dell'epoca, pur restando un punto di riferimento per il mondo del ciclismo: è consigliere dell'Unione Velocipedistica Italiana (fondata nel 1885 a Roma) e primo direttore dell'omonima rivista.

 

Nel 1902 fonda a Masio la «Casa del Popolo delle Roncaglie», una società di mutuo soccorso che per anni rimarrà il punto di riferimento per il borgo.

 

Nel periodo tra le due guerre, Rivera emigra per alcuni anni in Argentina, dove riprende la professione di giornalista: dirige a Córdoba «La Vittoria», poi nel 1919 assume la direzione de «L'Italia del Popolo» e nel 1920 fonda e dirige per dieci anni a Buenos Aires «La Gazzetta degli Italiani».

 

Anche in Argentina è tra i protagonisti del mondo del mutuo soccorso: nel 1914 è tra i fondatori dell'Unione Alessandrina a Buenos Aires ed è vicepresidente della «Federazione Generale delle Società Italiane nella Repubblica Argentina».

 

Nel 1930 torna in Italia e riprende l'attività di avvocato. Muore a Masio nel 1936.

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